In occasione dell'ultima giornata mondiale in ricordo delle vittime dell’amianto, che si è tenuta il 28 aprile, sono stati tanti i dati divulgati dalle varie associazioni che s’interessano di quella che sembra essere la piaga del secolo.
Una delle più preoccupanti è quella che vede la presenza del cemento killer in oltre 13.000 edifici sia pubblici che privati. Il dato reso noto dall’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) di Cremona pone l’attenzione su come a oltre 20 anni dall’entrata in vigore della legge che vieta l’uso dell’amianto (la 257 del 1992), sono ancora moltissimi i siti pericolosi.
Il rischio è altissimo soprattutto se si analizza quali sono gli edifici con la più alta dose di asbesto, le varie relazioni pongono l’accento sul fatto che oltre 2400 scuole sull’intero territorio nazionale sono interessate dalla problematica, e soprattutto pongono l’attenzione sugli altissimi costi concernenti la bonifica degli edifici.
L’uso massiccio di cemento contenente amianto è stato considerevole fino a buona parte della fine del secolo scorso, esso però è responsabile di decine di migliaia di decessi. La causa principale sono le piccole particelle che si sprigionano in seguito allo sfaldamento dovuto a usura, le particelle se inalate diventano pericolosissime per la salute, e sono responsabili di un buon numero di patologie polmonari il più delle volte mortali. Ultime stime parlano di numeri impressionanti, con 4.000 morti in Italia ogni anno (oltre 10 al giorno) e 120.000 nel mondo.
Gli addetti ai lavori domandano a gran voce la "messa a regime" del Piano Nazionale Amianto, piano che doveva dare un’accelerazione alla risoluzione dell'annoso problema. Il PNA è però fermo presso la conferenza Stato-Regioni per mancanza di risorse economiche, ed è questo forse il problema più gravoso.
Smaltire quello che è definito uno dei prodotti più pericolosi mai utilizzati nell’edilizia, ha bisogno di tantissime risorse economiche, che probabilmente in questo momento di crisi mancano. L’amianto nello smaltimento deve, infatti, seguire delle regole specifiche, che prevedono l’utilizzo di personale e prodotti particolari, con una spesa quantificabile in centinaia di migliaia di euro per tonnellata.
Con queste cifre il costo per la messa in sicurezza diventa esorbitante, soprattutto considerando la quantità di materiale ancora presente sul territorio, che secondo le ultime stime raggiunge la ragguardevole quantità di 32 milioni di tonnellate.
La speranza è che dopo le parole possano seguire fatti concreti, per limitare al minimo la piaga dell'amianto, che anno dopo anno miete moltissime vittime nel nostro Paese.